Cari colleghi, cercavo le parole per augurare a tutti un buon inizio di anno scolastico insieme ai nostri studenti. Il primo giorno è importante, dà il LA a tutti gli altri giorni che verranno... e mi sono imbattuta in questo bellissimo post scritto da Alessandro D'Avenia, giovane prof. e autore del romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue che giro per condividere.
Cari colleghi professori,
mancano 24 ore alla prima campana. I vostri alunni sono
trepidanti, perché il primo giorno di scuola attraversa il cuore di un ragazzo
come uno stormo di promesse. Sperano che quel primo giorno sia un giorno nuovo,
sintomo di un anno nuovo, una vita nuova, direbbe Dante. Rendete quel giorno la
loro Beatrice.
Non li deludete. Date loro un giorno indimenticabile. Non
chiedete delle loro vacanze, non raccontate le vostre. Fate lezione: con un
amore con cui non l’avete mai fatta. Preparate oggi quella lezione. È domenica
e avete ancora qualche ora. Stupiteli con un argomento che desti la loro
meraviglia. Uccideteli di meraviglia! È dallo stupore che inizia la conoscenza,
diceva Aristotele e nulla è cambiato. Annichilite i grandifratelli,
gli uominiedonne. Superateli in share con le vostre lezioni. Rinnovate in
voi lo stupore. Spiegate loro l’infinito di Leopardi anche se non è nel
programma, fateglielo toccare questo infinito di là dalla siepe dei banchi.
Raccontate loro la vita e la morte di una stella. Descrivete loro la sezione
aurea dei petali di una rosa e il segreto per cui la si regala al proprio
amore. Stupitevi. Stupiteli. Fatevi brillare gli occhi, fate vedere loro che
sapete perché insegnate quella materia, che siete fieri di aver speso una vita
intera a imparare quelle cose, perché quelle cose contengono il mondo intero.
Stupiteli con la vita, quella che c’è dentro secoli di scoperte,
conoscenze, fatti, libri. Fategliela toccare questa vita. Non torneranno più
indietro. Sapranno di avere davanti un professore. Parola meravigliosa che vuol
dire “professare”, quasi come una fede, la vostra materia. Se professate questa
fede toccheranno attraverso di voi le cose di cui hanno fame: verità, bene,
bellezza. Le uniche cose per cui viviamo, che lo vogliamo o no. Tutti vogliamo
un piatto buono, un amico sincero, una bella vacanza. È scritto nel dna che vogliamo quelle tre cose, anche se
costano fatica. Diamogliele.
Immaginate domani di entrare in classe. Durante la vostra
lezione il mondo viene devastato da un’apocalisse. Per una serie di fortunate
(!) congiunture siete rimasti vivi solo voi, con la vostra classe. Adesso
dipende tutto da voi. Rimboccatevi le maniche, prendetevi cura di quei 20-30
come fosse il mondo intero. Che mondo sarà quello di domani? Dipende da te caro
collega. Non ti lamentare dei politici, delle strutture, del riscaldamento,
dell’orario, adesso ci sei solo tu e loro. Non ci sono ministri, riforme,
strutture. C’è la scuola nella sua essenza. Tu e loro e quel che ci sta in
mezzo: le parole. Gli animali si addestrano, gli uomini si educano: con le
parole. Non c’è lo stipendio, perché non c’è lo Stato e non c’è il privato:
sono loro il tuo stipendio. Ti è rimasto solo un libro: quello della tua
materia. Da lì devi partire per costruire il mondo intero. Quello è il punto di
appoggio con cui sollevarlo, il mondo intero.
Se loro vedranno in te il fuoco ti ripagheranno con uno
stipendio che nessun altro mestiere dà: saranno degli innamorati del bene,
della verità, della bellezza (cioè della vita). Non saranno dei furbi, ma degli
innamorati. Forse ti manderanno ugualmente all’inferno come Dante ha fatto –
anche se per altri motivi – col suo maestro Brunetto, ma sapranno riconoscerti
(come Dante) di avere insegnato loro “come l’uom s’etterna”: come l’uomo si è
reso immortale nella storia e come l’uomo si rende immortale al presente.
Caro collega hai 24 ore. A te la scelta: un nuovo giorno, il
primo, di una vita nuova.
Stupisciti. Stupiscili.
Grazie Alessandro!
Fonte
Il Giorno, Il Resto del
Carlino, La Nazione - 12 settembre 2010