mercoledì 21 dicembre 2016

Alcuni esempi di attività per sensibilizzare alle competenze digitali e alla prevenzione al bullismo




PowToon sulle competenze digitali
(Realizzato da un gruppo di docenti, tra cui chi scrive, come esercitazione al Corso di Animatore Digitale, a.s. 2015/16. Il PowToon è sintesi di un ebook costruito sempre nello stesso corso con l'obiettivo di diffondere l'educazione digitale nella scuola / l'e-book è scaricabile qui link ebook su padlet)

Video tutorial di PowToon

Manifesto su FocusJunior per sensibilizzare ad azioni contro il bullismo a scuola




Creare nuvole di parole



Il manifesto 2016 di Generazioni Connesse




Dal bullismo al cyberbullismo. Cittadinanza digitale e attività

Dal bullismo al cyberbullismo
Fare il bullo significa dominare i più deboli con atteggiamenti aggressivi e prepotenti, sottoporre a continue angherie e soprusi i compagni di classe o di giochi fisicamente e caratterialmente più indifesi.
Citiamo la definizione di Dan Olweus: "uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni”. (Olweus, 1996).
Il bullismo può essere considerato una sottocategoria del comportamento aggressivo, con alcune caratteristiche distintintive: l’intenzionalità (mira deliberatamente a ferire, offendere, arrecare danno o disagio); la persistenza nel tempo; l’asimmetria di potere (nella relazione, il bullo è più forte e la vittima è più debole e spesso incapace di difendersi).
Il bullismo può assumere forme differenti, dirette:
- fisiche: colpire con pugni o calci, appropriarsi, o rovinare, gli effetti personali di qualcuno;
verbali: deridere, insultare, offendere, minacciare, prendere in giro ripetutamente, fare affermazioni discriminanti;
indirette:
- psicologiche: il bullo ignora o esclude la vittima completamente dal suo gruppo o mette in giro false voci sul suo conto;
- diffonde pettegolezzi e calunnie, diffama.
  • « Il termine bullismo non indica qualsiasi comportamento aggressivo o comunque gravemente scorretto nei confronti di uno o più [...], ma precisamente [...] "un insieme di comportamenti verbali, fisici e psicologici reiterati nel tempo, posti in essere da un individuo, o da un gruppo di individui, nei confronti di individui più deboli".[...] La debolezza della vittima o delle vittime può dipendere da caratteristiche personali [...] o socioculturali [...].I comportamenti (reiterati) che si configurano come manifestazioni di bullismo sono vari, e vanno dall'offesa alla minaccia, dall'esclusione dal gruppo alla maldicenza, dall'appropriazione indebita di oggetti [...] fino a picchiare o costringere la vittima a fare qualcosa contro la propria volontà.»
  • (Guarino, A., Lancellotti, R., Serantoni, G. Bullismo. Aspetti giuridici, teorie psicologiche e tecniche di intervento, pp. 13-14. Franco Angeli, Milano 2011)






































Nelle azioni di bullismo si riscontrano quasi sempre i seguenti ruoli:
-          "bullo o istigatore": è colui che fa prepotenze ai compagni
-          "vittima": è colui che più spesso subisce le prepotenze;
-          "complice/fiancheggiatore": colui che appoggia e sostiene l'azione del bullo.
Spesso, infatti, il bullismo ha luogo alla presenza di un folto gruppo di astanti. In alcuni casi, grazie al proprio carisma o autorità, il bullo riesce a creare un'aura di suggestione che gli permette di conquistare il favore del gruppo e rafforzare la sua volontà. Tali dinamiche sono spesso sottese al fenomeno “baby gang”.

Con l’evolversi delle nuove tecnologie, l’espansione della comunicazione elettronica e online e la sua diffusione tra gli adolescenti, il bullismo si è evoluto nel cyber-bullismo o bullismo elettronico: il bullo invia messaggi molesti alla vittima tramite SMS o in chat o la fotografa/filma in momenti in cui non desidera essere ripreso e poi invia le sue immagini ad altri per diffamarlo, per minacciarlo o dargli fastidio.
  • «Gli atti di bullismo e di cyberbullismo si configurano sempre più come l’espressione della scarsa tolleranza e della non accettazione del diverso per etnia, per religione, per caratteristiche psicofisiche, per genere, per identità di genere, per orientamento sessuale e per particolari realtà familiari: vittime del bullismo sono sempre più spesso, infatti, adolescenti su cui gravano stereotipi che scaturiscono da pregiudizi discriminatori. E’ nella disinformazione e nel pregiudizio che si annidano fenomeni di devianza giovanile che possono scaturire in violenza generica o in più strutturate azioni di bullismo.» (MIUR, Linee di orientamento di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, aprile 2015, pp.3-4)

Nel cyberbullismo, rispetto al bullismo, intervengono anche altri elementi, per esempio: 
• l’IMPATTO: la diffusione tramite Internet è incontrollabile, anche a situazione risolta, poiché video e immagini possono restare online. 
• l‘ANONIMATO: chi offende online può nascondersi dietro un nickname o false identità (FAKE). 
• l’ASSENZA DI CONFINI SPAZIALI: il fenomeno del cyberbullismo può avvenire ovunque e invadere anche gli spazi personali (la vittima può essere raggiunta facilmente tramite supporti connessi a Internet). 
• LA MANCANZA DI LIMITI TEMPORALI: per i cyberbulli, e di conseguenza per le loro vittime, il giorno e la notte hanno lo stesso valore.

Esistono diverse modalità per perpetrare azioni di cyberbullismo. 
• FLAMING: messaggi online violenti e volgari mirati a suscitare battaglie verbali. 
• HARASSMENT: spedizione ripetuta di messaggi offensivi mirati a molestare e/o ferire i sentimenti di qualcuno. 
• DENIGRAZIONE: sparlare di qualcuno (via e-mail, SMS, sui social network, ecc.) per danneggiarne gratuitamente e con cattiveria la reputazione 
• IMPERSONATION: spacciarsi per un’altra persona per spedire messaggi e/o pubblicare testi reprensibili. • EXPOSURE: rivelare informazioni private e/o imbarazzanti su altre persone. 
• TRICKERY: ottenere la fiducia di qualcuno con l’inganno per poi condividere con altri le informazioni 
• ESCLUSIONE: discriminare deliberatamente una persona da un gruppo online per provocarle un sentimento di emarginazione. 
• CYBERSTALKING: molestie, persecuzioni e denigrazioni ripetute mirate a intimorire altri utenti.

CITTADINANZA DIGITALE
La Cittadinanza Digitale si può declinare, secondo i suoi aspetti principali:
o    come insieme di diritti: che oggettivano il ruolo dei bambini e degli adolescenti come attori sociali a pieno titolo, portatori di interessi, istanze e bisogni propri che devono essere soddisfatti e promossi quando usano i Nuovi Media. Parlare di un uso sicuro e positivo dei Nuovi Media è, in questo senso, affermare un insieme di diritti che ogni utente ha quando accede o utilizza determinati strumenti e la cui affermazione rende l’utilizzo di questi ultimi un’esperienza positiva e sicura;
o    come insieme di responsabilità: l’utilizzo dei Nuovi Media e l’appartenenza ad una comunità, seppur virtuale di utenti, chiama costantemente in causa il rispetto e la promozione dei propri e altrui diritti, dove è tuttavia importante ribadire la possibilità che il ragazzo o la ragazza ha di “ritirarsi” da certe responsabilità, quando queste vengano percepite come troppo complesse o poco gestibili;
o    come identità: per i ragazzi e le ragazze, in particolar modo preadolescenti, questo desiderio di appartenenza è particolarmente sviluppato e non è limitato soltanto al proprio gruppo di pari. I bambini e gli adolescenti hanno l’abilità di legarsi e di identificarsi con gruppi e comunità sempre più ampie. Simboli, valori e norme sono un elemento importante di questa appartenenza e costruzione di identità e non vi è dubbio che i Nuovi Media offrano canali, spazi e linguaggi in grado di facilitare e realizzare questo processo;
o    come partecipazione: in questo senso i Nuovi Media si connotano come strumenti in grado di facilitare una sempre maggiore forma di partecipazione dei ragazzi dal locale al globale. La possibilità di una reale partecipazione passa attraverso una valorizzazione del modo in cui i ragazzi e le ragazze sono in grado di influire sull’ambiente esterno e allo stesso tempo da un’attenta considerazione di come l’ambiente circostante li/le influenza.
Skills/competenze digitali


ATTIVITA’

-  LA CLASSE E’DIVISA IN GRUPPI
-  OGNI GRUPPO DISCUTE SULL’ARGOMENTO TRATTATO
-  INDIVIDUA LE PAROLE CHIAVE
-  SCEGLIE UNA TEMATICA/PROSPETTIVA CHE VUOLE FAR EMERGERE RISPETTO ALLA PREVENZIONE DEL BULLISMO E/O DEL CYBERBULLISMO
-  ELABORA UN PROPRIO REGOLAMENTO INDICANDO LE NORME CORRETTE DI COMPORTAMENTO

-  DECIDE IL LAVORO DA REALIZZARE: UN CARTELLONE, UNA PRESENTAZIONE IN POWERPOINT O PREZI, UN VIDEO, ECC.

mercoledì 14 dicembre 2016

Bullismo e Cyberbullismo, le linee del MIUR

Sono state pubblicate il 13 aprile 2015 le "Linee di orientamento per azioni di prevenzione e contrasto al bullismo e cyberbullismo" (si possono scaricare al seguente indirizzo web http://www.istruzione.it/urp/bullismo.shtml )

Il Ministero ci informa, mettendo in evidenza il passaggio dal bullismo al cyberbullismo e le differenze tra i due fenomeni:

"Bullismo e cyberbullismo
Il cyber bullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest'ultimo e caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo. Il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chatt rooms, istant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo e quello di provocare danni ad un coetaneo incapace a difendersi.




Le 8 competenze digitali che i nostri alunni devono coltivare


Occupandoci di Cittadinanza e Didattica digitale, segnaliamo il recente articolo sulle Otto Competense digitali (Skills) apparso lo scorso 13 dicembre sul Blog della De Agostini Suola, in quanto sintetizza in modo efficace i requisiti che i nostri alunni devono acquisire per non essere semplicemente utenti passivi della rete e degli strumenti digitali, ma cittadini competenti e consapevoli.
Lo riportiamo di seguito.

L’educazione oggi si confronta con uno scenario più complesso di qualche decina di anni fa, e non può oggi prescindere dalla tecnologia e dalla diffusione dei dispositivi: se è vero che la maggior parte di noi è connesso a Internet, secondo la studiosa Stephanie Thomson (World Economic Forum), entro il 2026 il 90% della popolazione mondiale avrà un device connesso. Questo dato riguarda anche i bambini, che fin da piccoli saranno sempre più abituati ad utilizzare telefoni e computer non solo per i loro giochi, ma anche per lo studio e la formazione.
Affinché l’utilizzo di questi strumenti abbia un effetto positivo sul loro approccio alla realtà e sulle pratiche didattiche che saranno portati a sperimentare, occorre diffondere un’educazione digitale che li renda sensibili ai pericoli presenti in rete: contenuti violenti, cyberbullismo o furto di dati, per fare qualche esempio. Ecco quindi che diventa necessario lo sviluppo di alcune skill digitali per non essere utenti passivi dagli strumenti digitali, ma per saperli governare con intelligenza e in modo proficuo.
Ma quali sono le competenze digitali necessarie ai giovani studenti di oggi e di domani? Il World Economic Forum ha stilato una lista delle 8 skill necessarie e sulle quali il mondo dell’istruzione deve investire tempo, risorse e attenzione:
  1. Digital identity: la consapevolezza della propria presenza online, e la capacità di gestirla al meglio. Si tratta di saper gestire la propria reputazione e la propria presenza on line.
  2. Digital use: la capacità di utilizzare dispositivi e sistemi differenti.
  3. Digital safety: l’abilità di riconoscere ed evitare i rischi connessi all’uso del digitale, ovvero saper risconoscere i rischi di cyberbullismo, radicalizzazione, violenza, oscenità.
  4. Digital security: L’abilità di riconoscere i pericoli di hacking, truffe o malware e comprendere quali siano le pratiche necessarie per proteggere i propri dati e i propri device.
  5. L’empatia digitale o Digital emotional intelligence: l’intelligenza emotiva che permette di approcciarsi con consapevolezza all’altro anche dietro ad uno schermo.
  6. La comunicazione digitale: la capacità di comunicare e collaborare con  farsi capire con gli altri attraverso l’uso di tecnologia e media.
  7. L’alfabetizzazione digitale: la capacità di trovare informazioni on line, valutarne la credibilità, creare propri contenuti e condividerli nel modo migliore.
  8. I diritti digitali: essere consapevoli del diritto alla libertà di parola e di pensiero, ma anche del diritto alla privacy, alla proprietà intellettuale e dell’ancora discusso diritto all’oblio.
Il tutto, naturalmente, deve essere collocato in un contesto di educazione al rispetto, all’empatia e alla prudenza, per non dimenticare che sul web si è prima di tutto persone, ancor più che utenti. L’Intelligenza Digitale (DQ) misura quindi la capacità di approccio ad uno strumento che entrerà in modo fisiologico negli aspetti educativi delle nuove generazioni.
In alcuni casi la difficoltà dello sviluppo di una solida Intelligenza Digitale potrebbe risiedere proprio nell’età anagrafica, ovvero nel gap generazionale tra gli immigrati digitali (coloro che hanno visto la nascita della tecnologia digitale in età adulta) e i nativi digitali (coloro che sono cresciuti con essa). Per questo molte organizzazioni stanno avviando corsi ad hoc che favoriscano una cultura dell’innovazione. Un esempio è il corso di mentoring digitale lanciato dalla Fondazione Mara e dalla Ashoka Changemaker School. Il tutto per far crescere una generazione capace di governare i propri strumenti digitali, piuttosto che esserne governati.

Per approfondire:
Dal blog della De Agostini Scuola
13.12.2016